The winner's kiss – Il bacio

The winner's kiss – Il bacio

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del romanzo fantasy The winner’s kiss- Il bacio , scritto da Marie Rutkoski ed edito da Leggere Editore, che ringrazio per l’invio della copia. Con questo volume si conclude una trilogia fantasy coinvolgente e piena di emozioni, e scopriremo finalmente cosa succede ad Arin e Kestrel.

TRAMA

La guerra è cominciata. Arin ne è al centro a fianco a nuovi alleati dei quali non si può fidare per combattere contro l’impero. Anche se si è convinto di non amare più Kestrel, Arin non l’ha dimenticata, come non ha dimenticato chi è diventata: il tipo di persona che ha sempre disprezzato. Ha tenuto più all’impero che alla vita di persone innocenti, e certamente più che a lui. O almeno, questo è quello che crede. Nel gelido Nord, intanto, Kestrel è prigioniera in un brutale campo di lavoro. E mentre cerca disperatamente un modo per scappare, vorrebbe che Arin sapesse quello che ha sacrificato per lui. Vorrebbe farla pagare all’impero per quello che le è stato fatto. Ma nessuno ottiene quello che vuole solo desiderandolo. Mentre la guerra si fa più intesa, entrambi scoprono che il loro mondo sta cambiando in modo irreversibile. L’est è in guerra con l’ovest e loro sono nel mezzo. Con così tanto da perdere, chi può vincere davvero?

Questo romanzo raggiunge direttamente la pancia del lettore, al centro delle sue emozioni e le stritola, le impasta, e ne fa uscire altro. Impossibile interrompere la lettura: il pensiero torna a Kestrel ed Arin, spezzati, fragili, umani, pieni di sentimenti. Due anime che si cercano, loro malgrado, che si attraggono e si respingono, e provano così tante emozioni da non sapervi dare nome. Devono odiarsi, eppure si amano. Si rispettano ma devono ricalibrare la distanza della loro relazione sulla base dei nuovi avvenimenti.

Li abbiamo lasciati divisi: Arin convinto che Kestrel sia una bugiarda, una manipolatrice; tradito nell’orgoglio e nei sentimenti, Arin si racconta una storia, in cui Kestrel è passato, è memoria che non fa male. Eppure, c’è. E Arin ricorda anche chi era, il bambino herrano cacciato dalla sua casa, col nemico alle porte che stermina la sua famiglia e la sua gente, e lui, fragile e impotente, costretto a cercare la crudeltà per potersi sentire vivo. Troppo danno scava nel suo cuore la gratitudine degli altri; meglio una sorda sofferenza che gli ricorda sempre e per sempre il suo posto, sottomesso, sconfitto, solo, schiavo. Ma tutto cambia quando incontra Kestrel.

E Kestrel, oh Kestrel, abbandonata, odiata, umiliata, sola: condannata dal proprio stesso sangue per aver amato e tradito, diseredata e mandata al confine dove provano a spezzarle corpo e anima. La sua identità vacilla sotto i colpi di un veleno bramato fino a che come in un sogno, Arin ricompare. Il destino però ha in serbo per loro dolorosi ostacoli: una guerra, una regina ma soprattutto un passato che Kestrel ricorda giorno dopo giorno. Chi è per lei Arin? E Arin come riuscirà a sopportare il peso del suo errore? Si potrà perdonare per aver frainteso, per non aver visto, per non essersi fidato?

Si gioca sul confine della fiducia la loro storia con contatti anelati da tutti (lettore compreso) eppure temuti, ricercati, bramati, sussurrati nella notte … un bacio, che apre le porte a un incontro fisico che è incontro di anime ma sembra non capitare mai al momento giusto: Arin vuole essere amato, guardato, desiderato, non usato per ricordare o dimenticare. E Kestrel invece sta ricordando, scendendo a patti con quelle parti di sé che aveva rimosso, con quel passato doloroso. Sente di non essere stata abbastanza e invece è tutto. La guerra richiede il suo tributo e Kestrel potrebbe essere la chiave di volta della faccenda, lo capisce bene Roshar il principe dracano, che vorrebbe “usare” la memoria, l’abilità e la strategia della ragazza valoriana per sconfiggere il suo stesso popolo. Ma cosa vogliono Roshar e sua sorella, la regina? L’intuito di Kestrel difficilmente sbaglia… a meno che non si tratti di Arin e dei suoi magnetici occhi grigi.

Impeto e passione, confessioni e segreti, i loro momenti insieme trapassano la carta e arrivano dritti al lettore. Anche se ho trovato un pò frettoloso e quasi “magico” il modo in cui Arin ritrova la sua Kestrel, sicuramente funzionale alla storia ( e probabilmente mi ha evitato sofferenze per la loro lontananza), l’autrice riesce a narrare una storia emozionale che a mio avviso non scade nel banale, perché Kestrel ed Arin sono tutto fuorché banali. Focosi, testardi, impavidi, coraggiosi, in alcun momenti, chiamati a mostrarsi forti -per motivi diversi- davanti agli altri, ma pieni di incertezze, crepe e fragilità nella loro interiorità così ricca di sfumature e colori.

Hanno sofferto e soffrono insieme: capire quella distanza per loro ottimale , e non farsi male, è fondamentale. Delicatezza che scuote tanto quanto l’impetuosità del desiderio: se volete struggervi questa è la serie che fa per voi e con l’epilogo rappresentato da questo romanzo, il pathos culmina! Uno stile incredibile, empatico ed emozionante, capace di raccontare quei palpiti del cuore senza banalizzarli; non c’è volgarità nella narrazione e l’autrice è capace di raccontare l’emozione dell’innamoramento bene quanto la potenza della guerra. I suoi personaggi sono complessi, stratificati, con una psicologia ricca ed approfondita; intelligenti e capaci di leggere le situazioni, sono stati resi duri ed affilati dalla vita e proprio perché sanno quale sia il prezzo da pagare, forse risultano credibili ed emozionano il lettore quando lasciano cadere la maschera. Una guerra di conquista e di potere brucia sullo sfondo della storia tra Kestrel, valoriana che si sente herrana più di tutto, ed Arin, nato nell’anno del dio della morte e leader suo malgrado.

Trovarsi, capirsi, accettarsi: questo è parte del loro incredibile destino.

Le parole scivolarono via. Forse giacevano a terra, nascoste tra i loro vestiti, avvolte nella cintura slacciata del pugnale. Forse più tardi, avrebbero ritrovato le parole e le avrebbero rimesse insieme. Avrebbero dato loro un senso. Ma non adesso. Adesso c’era il tatto, il gusto e il suono.

Strategia, perdono, lealtà, liberà, amore: tante parole per definire la complessità di chi sono Kestrel ed Arin. Sono chi sono, dice Kestrel alzando le spalle, con leggerezza quasi, come se essere se stessi non fosse complicato e semplice allo stesso tempo, e non rappresentasse per tutti una sfida, fantasy o meno. Sono chi sono, amami, accettami, con tutti i limiti che ho, pur essendo figlia del nemico, pur essendo chi sono, questo urla Kestrel nello stoicismo del suo carattere indomito e forte. E Arin le risponde accompagnandola in una melodia senza precedenti, che è la vita stessa.

Tra colpi di astuzia e mosse avventate, finisce una serie: un momento sempre malinconico e appagante, come dice l’autrice nei suoi ringraziamenti; mi mancheranno Kestrel ed Arin, a cui compete il duro lavoro di andare oltre e vivere.

Condividi:

Leave comment

Your email address will not be published. Required fields are marked with *.